29 March 2024

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Pino D’Ettoris, mio padre, è morto. È successo il 28 luglio scorso, improvvisamente.

Fino al giorno prima lo avevo guardato mentre lavorava con un ordine mentale e un entusiasmo che io non avrò mai. Nei giorni precedenti la morte mi ripeteva di avere fiducia nella divina Provvidenza e citava spesso il suo motto: “fede e speranza”. No, non ha mai avuto paura di morire e penso che il Signore lo abbia premiato dandogli la possibilità di confessarsi e comunicarsi, di non avere agonia e di “addormentarsi” in uno stato di perfetta lucidità. Privilegio di pochi.

Come tutti noi non era un uomo perfetto. Continuamente mi sorprendo dei miei limiti e di quelli degli altri, soprattutto di chi sembra per bene, ma poi per bene non è. I difetti di mio padre invece erano chiari, liberi da ogni ipocrisia. Diceva sempre ciò che pensava e ora che non c’è più lo apprezzo per questo perché molto spesso mi capita di vedere sorridere verso qualcuno che invece si disprezza.

Amava la sua terra, ha lottato da solo con coraggio denunciando soprusi e illegalità. Aveva fiducia nella giustizia nonostante conoscesse bene i “lestofanti della politica” e il potere della massoneria che qui, come altrove, regola affari, processi, incarichi e usura.

Uomo eclettico: suonava il pianoforte, amava l’arte e le cose antiche. La sua grande passione è stata però quella dei libri che ha collezionato fin da giovanissimo, ancora prima di sposarsi all’indicibile età di 23 anni. Se qualcuno gli chiedeva il perché di questa passione rispondeva con molta semplicità: “Tu compri case, io compro libri”.

Nei primi anni di matrimonio ha scritto una guida turistica su Crotone “Crotone, riviera del Sud”, una raccolta di poesie e canzoni, una delle quali lo portò alla selezione di un Sanremo negli anni ’70.

Durante la malattia ha scritto un libro di fiabe per bambini: raccolta di storie raccontate a puntate, con enorme successo, ai suoi amati nipoti, Marta e Piergiorgio.

Ma quella che ritengo la nostra perla più preziosa è un libro di “Preghiere dell’ammalato” dove ci rivela tutta la sua tenerezza.

Una persona vulcanica che metteva passione in tutto ciò che faceva, anche in vacanza dove organizzava Messe e rosari in ogni rione sicuro, già trent’anni fa, che l’evangelizzazione deve essere fatta fuori dalle chiese: famiglia per famiglia. Ricordo che mandava noi figli sulle spiagge a informare i turisti dell’orario di preghiera e ancora oggi ho i brividi quando penso alla prima processione per la Madonna Assunta in Cielo con oltre duemila persone in una contrada di campagna dove il sacerdote arrivava solo per dire Messa.

Con un flashback ritorno al 1992 quando, su invito di un sacerdote, stampò il primo numero di quello che sarebbe stato per sempre il “suo” giornale, Il Corriere del Sud. Venne a casa con le copie in mano raggiante come se fosse avvenuta la nascita di un bambino. All’epoca non ebbe il sostegno della famiglia: troppe spese, una linea editoriale diversa, quella della verità, nessun compromesso con le istituzioni: per noi vera utopia, per lui rivoluzione culturale.

Un progetto ambizioso che ha dato grandi soddisfazioni, ma anche grandi sofferenze poiché si è scontrato con il menefreghismo e la superficialità di una classe politica locale impreparata e indifferente. Indifferente anche e soprattutto verso la biblioteca da lui creata, unico esempio in Calabria di un notevole patrimonio librario costruito con il sacrificio di una sola famiglia e messo a disposizione del pubblico. Indifferente verso la D’Ettoris editori che gode di prestigio a livello nazionale, latitante nelle manifestazioni organizzate dalla Fondazione D’Ettoris.

Eppure ringrazio infinitamente Dio perché, grazie alle difficoltà affrontate, abbiamo potuto consolidare la nostra fede con la certezza che quanto più siamo deboli più il Signore opera meraviglie. La più grande di queste meraviglie è stata per me il vedere mio padre affrontare la sua malattia, con dignità, senza mai un lamento e ascoltare la sua confidenza più bella: “non nutro rancore verso nessuno!”

Anche questa capacità di pochi!

Con gioia offro ai nostri lettori uno stralcio della presentazione delle “Preghiere dell’ammalato” dove c’è il Pino D’Ettoris più vero, il padre che ho tanto amato!

“Nel momento in cui ti senti di essere così forte da vivere tutta una vita sicuro di poter fare quello che vuoi e realizzare i progetti sognati, improvvisamente puoi essere colpito e attanagliato da una malattia. E’ proprio in questi momenti che vieni travolto da un turbine di pensieri e sei convinto che le opere iniziate soffriranno e marciranno. Questa convinzione è errata perché in tal guisa sei un uomo lontano da un Dio misterioso, misericordioso, amorevole, provvidenziale che vive a fianco a te e insieme a te notte e giorno. Non si può immaginare che tu uomo forte, orgoglioso, superbo possa diventare un bambino piccolo, piccolo che vai cercando le carezze, l’abbraccio, il bacio, l’attenzione, la tenerezza, la pietà, la dolcezza, la pazienza, la compagnia di chi ti è vicino, ma soprattutto di quel Dio che sembra non ci sia, ma che manda su di te il suo alito divino che ti avvolge in un tepore delizioso che vorresti non ti abbandonasse mai. Lo senti così vicino, questo Dio, che ti trasforma in maniera radicale e ti infonde il desiderio di pregare, pregare intensamente, di essere supplichevole, di chiedere perdono pietosamente. Se non fosse intervenuta la malattia tutto questo non lo avresti mai capito. In tal modo il tuo spirito si innalza così tanto verso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che vuoi vivere per sempre con il tuo Gesù e la tua Madonnina”.

Tina D'Ettoris