20 April 2024

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La guerra è come una partita a scacchi, vince sempre chi fa  la mossa  migliore in tasca. E, come in uno scacco matto,  un cavallo può fare la differenza fra la vittoria e la sconfitta,  anche se il  cavallo in questione, per mettere in trappola il re, dì mosse ne ha giocate molte, ben più rischiose dì quelle che una normale scacchiera gli concede. Certo, la scacchiera su cui Joey ha giocato la sua partita non era costellata dì quadrati bianchi e neri, né si è trovato dì fronte a nemici dì legno o dì marmo. La sua storia si è incrociata con quella dì soldati inglesi, tedeschi, galoppando  dalle verdi colline scozzesi alle gelide trincee della guerra, mosso come una pedina dì un gioco crudele chiamato "Storia " . E l’unica regola che questo gioco ci impone è: ":Nessuna pedina può decidere il proprio destino, persino la più importante. Nessuno  può decidere il  proprio destino, nemmeno un cavallo; ma Joey lo  ha cambiato. Nel bel mezzo  della prima guerra mondiale, il momento in cui l'uomo stava giocando una delle partite  più cruente della sua storia, è passato da uno schieramento all’altro, pur dì ritrovare un amico. E alla fine, proprio quando  sembrava che la partita stesse finendo, un cavallo è sfuggito alla guerra,  alla  morte,  alla  sofferenza, è passato per la "terra di nessuno 11 rendendo amici due rivali e  ha fatto scacco matto.

 

Davide Pirillo Rocco

III F, I.C. Vittorio Alfieri

Professoressa Giusy Lauro, anno scolastico 2013/2014

«C'erano sempre altri cattivi da uccidere e altri buoni da salvare. Nuove guerre iniziavano ancor prima che le vecchie fossero finite.» Pensiamo che con le armi possiamo avere ciò che vogliamo ma in realtà perdiamo tutto,premendo il grilletto perdiamo colpi,quei colpi siamo noi,che usciamo veloci con fulmini da quel fucile colpendo sempre più la nostra innocenza e sensibilità. Da piccoli giocavamo a fare la guerra ora quel gioco è il riflesso di un crudele passato e le vittime sono come taglienti lame di cui lo specchio è andato distrutto il quella battaglia senza fine.

In guerra non è difficile combattere,ma capire chi sta dalla tua parte. Chi dice che a combattere deve essere solo l'uomo? Anche un cavallo ne è capace. Non ha combattuto con le armi,non ha ucciso nessuno. Si è ritrovato per caso a fare la guerra,anche con se stesso,solo,per trovare colui che lo ha salvato da un destino altrettanto brutale. Cosa non siamo capaci di fare per ritrovare la nostra ancora di salvezza che ci ha salvato da un mare in tempesta? L'uomo  è capace di fare altrettante meraviglie,perché deve concentrarsi sulla guerra? Sono passati 96 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Ma cos'è cambiato in questi anni? Oggi la vera lotta è quella con la realtà,ben armata di sfide dove ci sono vincitori e vinti, ma entrambi ne escono sconfitti.

 

Maria Russso

III F, I.C. scuola media  V. Alfieri

Professoressa  Giusy Lauro, anno scolastico 2013/ 2014

 

 

Corro e mi sembra di volare

sulle atrocità e il sangue della guerra, il vento mi accarezza il pelo lucido

i miei pensieri sembrano essere svaniti. Corro fin quando ce la faccio

fino a quando il cielo riesco a toccare,

 ma la terra sotto i miei zoccoli è cambiata

 è più fredda e gelata,

 come il cadavere di un soldato, senz'anima e senza respiro.

Ma ecco, sento il filo doloroso... spine arrugginite nella mia pelle. lo voglio continuare a volare,

voglio planare su quel che è la guerra.

 Ecco, il filo mi avvolge

 come la mano di una madre, doloroso, sofferente

come l'abbraccio di un soldato. Prendo la discesa, cado

ma continuo a correre, voglio continuare a volare.

L'oscurità della terra di nessuno mi avvolge

 e la guerra torna nei miei pensieri...

Non posso muovermi! Sono intrappolato

come una mosca nella rete,

ma voglio continuare a volare, forse ce la posso fare...

 

 Vittorio Madia
III F, I.C. A. Rosmini scuola media Anna Frank

Professoressa  Teresa Lentini, anno scolastico 2013/ 2014

 

 

 

War Horse è un film che tratta di un cavallo,non un semplice cavallo,un cavallo miracoloso. Ora vi racconterò la mia storia. Io sono Albert e vivo in un piccolo paesino chiamato Devon insieme a mio padre Ted e mia mamma Rose. Viviamo in pessime condizioni e quello che guadagniamo ci basta per sopravvivere. Per poter arare il terreno avevamo bisogno di un animale. Mio padre quella mattina vide all’asta uno splendido puledro di un pelo marrone lucido quasi setato, una stella bianca nel mezzo della fronte e quattro calzini bianchi alle caviglie. Non era proprio l’animale giusto per arare un terreno, eppure, qualcosa lo spingeva a comprarlo. Quando tornò a casa mia madre iniziò a borbottare a lamentarsi dicendo che se non l’avesse domato subito l’avrebbe dovuto rivendere.«Ci penserò io mamma» dissi improvvisamente. Senza pensarci due volte la mattina dopo iniziai ad insegnargli le cose più importanti. Ah…dimenticavo…l’avevo chiamato Joey, ora era tutto nelle mie mani! Gli avevo insegnato a stare fermo nonostante io camminassi avanti e con un particolare richiamo lui tornava da me, era magnifico. Amavo quel cavallo, lo sentivo già mio ed ero sicuro che sarei riuscito ad arare il terreno in poco tempo. Feci tanti sforzi, ci misi tutto il mio impegno. Un diluvio, mi salvò la vita, grazie a questo il terreno diventò così morbido da riuscire a trainare l’aratro per tutto il campo,ce l’avevo fatta e ne ero fiero!Quel temporale, però, non fu l’unico,un altro ancora più violento distrusse tutto il raccolto. Passai tutta la notte a trovare un rimedio ma quando mi svegliai andai ad aprire,come sempre, il cancelletto,per fare uscire Joey ma lui non c’era .Lo chiamai ma niente. Mia madre mi guardò dispiaciuta e mio padre…mio padre non c’era. Allora capii tutto e senza pensarci due volte corsi all’impazzata in città; avevo il cuore in gola,ero stanco, troppo stanco,ma non potevo fermarmi. Lo vidi da lontano, era lì il mio Joey, nelle mani di un capitano molto giovane e mio padre,si,lui,glielo aveva venduto in cambio di pochi soldi. Scoppiai a piangere. Lui era il mio cavallo,mi apparteneva e nessuno poteva portarmelo via! Mio padre aveva già concluso la vendita e io non potevo fare più niente per salvare Joey. Il capitano amareggiato mi disse che se ne sarebbe preso cura e che, se ce l’avesse fatta, l’avrebbe riportato a casa sano e salvo. Restai in attesa di sue notizie per tutta la settimana prima dell’inizio della battaglia .Un giorno arrivò una busta,era per me,la aprii,dentro c’era una lettera del capitano e un disegno che ritraeva Joey. Nella lettera mi assicurava che tutto andava bene e che Joey veniva trattato come un Dio. Ma la battaglia non era ancora cominciata e, più passavano i giorni, più la mia paura di perdere Joey cresceva. Passarono circa due anni e finalmente potevo arruolarmi nell’esercito inglese. Dovevo portarlo a casa. Dovevo riportarlo da me, dalla sua famiglia. Affrontai tutto, questo era il mio unico obbiettivo “immaginavo di volare su un territorio senza poter mai guardare giù,dovevo andare avanti o a casa non sarei mai più tornato”. Non mi arresi per nessuna ragione. Niente e nessuno poteva fermarmi ormai. Avrei rischiato tutto pur di riaverlo indietro. Nell’ultimo anno di guerra entrarono in gioco i gas asfissianti. Io fui colpito da quelli. Ma ero ancora vivo e questo era l’importante. Mi portarono in infermeria, ma tra lacrime e dolore il mio pensiero era fisso a Joey. Dovevo trovarlo, ce la dovevo fare! Quasi cieco ero costretto a stare su una piccola barella. Fu quasi un miracolo il momento in cui sentii parlare un generale dell’arrivo in città di uno splendido cavallo, mai visto prima. Era Joey ne ero sicuro! Mi feci portare di fronte al cavallo. Era ferito e volevano ucciderlo per evitare che soffrisse ancora. Ma io non potevo permettere questo, fermai il generale e dissi «Aspettate questo non è un semplice cavallo questo è il MIO cavallo» il generale si fermò a fissarmi per qualche secondo e poi ribadì «Tu chi sei?Come faccio a sapere che questo cavallo ti appartiene?», «Oh si che è mio,guardate,ha una macchia bianca a forma di stella nel mezzo della fronte e quattro calzini bianchi alla caviglie e se non lo vedete deve essere per via del fango». Pulito il cavallo le descrizioni erano esatte! Joey era stato risparmiato e curato. Non era ancora mio. Il generale voleva metterlo all’asta. I miei amici fecero una colletta e raggiunsero le 29 sterline per poterlo ricomprare. C’era chi offriva di più chi di meno, finché non sbucò dalla folla uno strano vecchietto; si,era strano ma aveva offerto ben 110 sterline, molte più delle mie! Non era possibile, lo stavo perdendo di nuovo e questo non era affatto giusto. Vedevo Joey andarsene verso una nuova vita lontano da me. Poi improvvisamente lo vidi fermarsi, si girò e torno indietro, si mise dietro le mie spalle come per nascondersi. Lui voleva me, io ero il suo padrone. Il vecchio voleva portarlo via con sé ma appena gli raccontai la mia storia, angosciato, mi restituì Joey. Egli, però, mi disse quanto era importante questo cavallo per lui poiché era l’unico ricordo della sua piccola Emily, ormai morta. Da come lo descriveva capii che infondo Joey era davvero speciale, lo era stato per tutti. Aveva regalato ad ogni singola persona che aveva incontrato durante la guerra, qualcosa di magico, a me compreso! Lo avevo ritrovato finalmente e lui aveva trovato me. Da tutto ciò che mi è accaduto ho capito una cosa davvero importante, una cosa che ricorderò per tutta la mia vita:”LONTANO DA CASA,OLTRE TUTTI I CONFINI,LA SPERANZA SOPRAVVIVE”.

Giuditta Carvelli

IIIE, I.C. A. Rosmini scuola media Anna Frank

Professoressa Raffaela Gerace, anno scolastico 2013/ 2014

 

 

Solo Follia

Fucili,bombe,cannoni,missili,

un frastuono brutale

interrotto da eccessivi silenzi

intrisi di violenza

che lacera il cuore

e fa versare lacrime di dolore.

Emozioni contrastanti negli occhi di padri,fratelli,

semplici uomini,

animati dall’amor di patria.

Da una parte e dall’altra

compagni di ideali

che vivono nel sogno di un mondo

senza più ingiustizie,

combattendo una guerra.

Da una parte e dall’altra

compagni di morte,

anime bruciate dall’inumana ragione.

Da una parte e dall’altra

compagni di follia,

nient’altro che follia.

Giulia Coppola

III E, I.C. A. Rosmini scuola media Anna Frank

Professoressa Raffaela Gerace, anno scolastico 2013/ 2014