29 April 2024

Fantasia, provocazione anticattolica o realtà

Crotone - Si sono conclusi, con enorme succeso di critica e di pubblico, gli incontri “Il codice da Vinci: fantasia, mistificazione o realtà?” (tenutosi nella sala “Padre Antonio Pignanelli” di San Giovanni in Fiore) e “Il codice da Vinci: fantasia, provocazione anticattolica o realtà?” (tenutosi a Crotone presso bastione Toledo), organizzati dalla Fondazione D’Ettoris, il primo in collaborazione con la parrocchia di Santa Lucia di San Giovanni in Fiore e il secondo in collaborazione con Alleanza Cattolica.

L’incontro di San Giovanni in Fiore è stato presentato dal parroco della chiesa di Santa Lucia, don Emilio Salatino, che ha fatto anche da moderatore al dibattito al quale erano presenti numerosi studenti interessati.

L’incontro di Crotone è stato presentato e moderato dall’avvocato Giancarlo Cerrelli, presidente provinciale di Alleanza cattolica e dei Giuristi cattolici.

Il codice da Vinci di Dan Brown ha venduto nel mondo oltre venticinque milioni di copie. Angeli e demoni, dello stesso autore, ne ha confermato il successo. Molti pensano che si tratti solo di romanzi, ma lo scrittore americano insiste che la sostanza di quanto descrive è autentica. Nei due romanzi, Dan Brown mette in scena rispettivamente il Prio­rato di Sion e gli Illuminati, società iniziatiche detentrici di tremendi segreti e impegnate in un Grande Complotto. Il Priorato di Sion, in particolare, sarebbe in grado di dimostrare che Gesù avrebbe sposato la Maddalena e da lei avrebbe avuto dei figli. I discendenti carnali di Gesù, inoltre, sarebbero ancora fra noi e si appresterebbero a rivelarsi. Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Nell’ambito degli incontri è stato presentato il libro “Gli illuminati e il Priorato di Sion” di Massimo In­trovigne, esperto di nuova religiosità noto in tutto il mondo, fondatore e direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni. Il sociologo, profondo conoscitore del mondo delle società iniziatiche, narra per la prima volta la storia del Priorato di Sion e degli Illuminati chiedendosi anche di quale “volontà di credere” siano in preda gli uomini del nostro tempo, pronti a semplificare la complessità della storia in miti suggestivi, ma falsi. Dietro il Grande Complotto - in cui altri vorrebbero coinvolgere i massoni, i Templari e perfino gli extraterrestri - si rivela così la verità di un complotto più specifico, che mira non a conquistare il mondo, ma a diffamare la Chiesa cattolica. I complotti contro la Chiesa cattolica sono sempre esistiti, fa parte del Mysterium iniquitatis. Basti pensare agli eventi incredibili e misteriosi - come li definisce John Henry Newman - che portarono alla soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773. Ma come è possibile che vicende in fondo così banali, riconducibili a rivoluzionari dilettanti o a cial­tro­ni da quattro soldi, abbiano generato una letteratura che ha fatto la sua strada “carsica” e ha influenzato un numero di persone più grande di quanto si potesse pensare, fino a raggiungere i venti milioni di lettori dei due romanzi Dan Brown? Probabilmente la domanda di sacro, negata dalla critica illuminista del cristianesimo, si sfoga nelle forme di un irrazionalismo magico, esoterico e – appunto – complottista. In genere la maggioranza delle persone (oltre l’ottanta per cento nell’Unione Europea, oltre il novanta per cento negli Stati Uniti) si dice ancora religiosa, anzi l’ateismo e l’agnosticismo sono in calo dopo il crollo delle ideologie che ne fondavano le giustificazioni teoriche. Tuttavia, la maggioranza di queste persone “religiose” non è in contatto regolare con nessuna Chiesa o istituzione: né con le “vecchie” né con le “nuove religioni”. E’ quello che la sociologa Grace Davie ha definito il “believing without belonging” (“credere senza appartenere”). Dan Brown, e chi lo ha preceduto nella catena complottista che arriva fino ai suoi romanzi, danno al vasto e ormai maggioritario mondo del believing without belonging sia qualche ragione per credere, sia molte ragioni per non appartenere.

Maria Grazia D’Ettoris

Fonte: 

Il Corriere del Sud. 15-30 dicembre 2005. N. 20

Anno: 

2005