29 April 2024

Presentati due volumi appena pubblicati dalla casa editrice D’Ettoris di Crotone

Uno sguardo diverso su brigantaggio e Sila. Due libri appena editi dalla casa editrice D’ettoris gettano una luce nuova su questi argomenti. Autore della pubblicazione presenta alla stampa l’altra sera alla libreria Mondadori, Francesco Pappalardo, consigliere parlamentale presso il senato e direttore dell’istituto per la Dottrina e l’informazione sociale i due testi “Il brigantaggio postunitario. Il Mezzogiorno fra resistenza e reazione” e “La Sila di Calabria fra riformismo borbonico e rivoluzione liberale” analizzano dal punto di vista storiografico, nel primo caso, un fenomeno che caratterizzò anche la regione, nel secondo caso,una risorsa e un paesaggio a noi vicino sfatando alcuni luoghi comuni. Il testo sul brigantaggio, ad esempio, partendo da un assunto di fatto e cioè che si trattò di un fenomeno delinquenziale che nel periodo postunitario “macchiò” per cruenza le popolazioni meridionali ne svela, invece un aspetto ancora poco conosciuto o finora taciuto: i metodi di repressione usati dallo Stato unitario che arrivò a mettere in carcere i parenti dei briganti fino al terzo grado e a praticare uccisioni di massa tra innocenti. A tal proposito nella pubblicazione viene riportato l’inventario che Pasquale Stanislao Mancini fece il 17 gennaio 1866 alla Camera dei Deputati affermando di non potere esercitare critiche dettagliate all’operato dei tribunali militari per non essere costretto <<…a fare rivelazioni di cui l’Europa dovrebbe inorridire >>. Il brigantaggio ha spiegato Francesco Saverio Sesti della II Università di Roma, che fa parte anche della direzione della rivista di Diritto e giurisprudenza agraria e dell’ambiente – fu una forma patologica di reazione sociale agli eccessi di privazione a cui i contadini furono sottoposti a quei tempi>>. Dello stesso avviso anche l’autore che ha invitato a non fare di tutta l’erba un fascio <<Ci furono i briganti briganti – ha detto – ma ci furono anche i briganti che erano contadini che reagivano alle ingiustizie>>. Anche il libro sulla Sila si propone un’analisi sociale e vuole dare un’interpretazione su come la questione demaniale nello specifico è approfondito il “caso Sila”, fu all’origine del sorgere dei conflitti di classe e di tutti quei tentativi reazionari che si perpetrarono nel Meridione prima dell’unità d’Italia. Il libro indaga sulle vicende del tenimentum Silae, antico demanio della Corona e uno dei più estesi del regno di Napoli, le cui prime memorie documentate risalgono al duca Ruggiero il Normanno e la cui storia ha influenzato gli svolgimenti politici dell’Ottocento e quelli sociali de Novecento, fino al secondo dopoguerra. Una particolare attenzione è rivolta al secolo XIX, che ha conosciuto le cosiddette leggi eversive della feudalità, che hanno influenzato le vicende della Sila, sebbene questa area ne fosse esclusa, l’usurpazione dei demani e degli usi civici usurpati o alla divisione delle terre comunali. Se vogliamo capire la nostra storia - ha avvertito l’autore – dobbiamo comprendere la questione demaniale. Nel XIX secolo tutte le rivolte che scoppiarono furono reazionarie e presero il via proprio da lì>>. L’assessore regionale alla Forestazione Dionisio Gallo, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione dei libri, ha osservato come alcuni <<aspetti della nostra storia se ben studiati possono darci un segno di come agire nel futuro. In Calabria abbiamo 650 mila ettari di bosco, il 10% è patrimonio indisponibile della Regione, un’altra percentuale è degli enti locali e la gran parte è patrimonio privato>>. Ha moderato gli interventi Antonio D’Ettoris, direttore della biblioteca “Pier Giorgio Frassati”.

Patrizia Pagliuso

 

Fonte: 

Il Quotidiano. 30 gennaio

Anno: 

2005