29 April 2024

Marco respinti all’incontro organizzato dalla Fondazione D’Ettoris e dalla Biblioteca Pier Giorgio Frassati
Alla scoperta dell’autore de “Il Signore degli anelli”

“Il ritorno del re”, terza puntata su pellicola della sterminata saga de Il Signore degli Anelli, in programmazione in queste settimane, ha naturalmente riacceso l’interesse per l’opera di John Ronald Reuel Tolkien ed ecco che - sia per chi è un neofita dello scrittore anglosassone, trascinato in libreria dall’entusiasmo per le immagini viste sugli schermi, sia per chi è appassionato da tempo immemorabile dell’arte narrativa  tolkieniana, ormai un vero e proprio “classico” letterario del XX secolo, sia per chi si domanda del perché di tale successo – la Fondazione D’Ettoris e la Biblioteca Pier Giorgio Frassati hanno promosso un incontro, presso i locali della Frassati, per mercoledì 3 marzo alle ore 18,30. L’iniziativa sarà presentata dal direttore della biblioteca, Antonio D’Ettoris. Relazionerà Marco Respinti, redattore del settimanale di cultura Il Domenicale e presidente di Mellon. Società Letteraria della Terra di Mezzo e curatore dell’edizione italiana di “Tolkien e il Signore degli anelli. Guida alla Terra di Mezzo”, Gribaudi Editore, di Colin  Duriez,  noto specialista  nel mondo anglosassone dell’intero corpus tolkieniano.
La conversazione con Respinti cercherà di descrivere  e analizzare personaggi, luoghi,  tematiche,  fonti,  relazioni  personali  e interessi  religiosi e culturali  di Tolkien, per consentire  di comprendere  il fantastico  ma complesso mondo “secondario”  “subcreato” dal professore di Oxford sin dall’adolescenza, tipico, ma al contempo non certo conformista, docente, intellettuale, padre  e marito britannico nato a fine 1800 e vissuto per 3/4 del 1900, per  comprenderne in pieno angosce, speranze, desideri,  incubi. Tolkien tratteggia - pur narrando di un  “legendarium” fantastico eppur così simile  all’epica  pre e post- cristiana  delle genti del Nord Europa - in  filigrana  il corredo di orrori e terrori davvero “totalitari” della nostra epoca, in quello che è divenuto il long-seller del Novecento (oltre 100 milioni di copie diffuse). Ci si soffermerà anche sull’esser cristiano praticante (“devoto cattolico romano” disse in un’intervista  alla  BBC), e l’aver  tratteggiato temi religiosi  negli scritti, compresi tanti  “meno adatti” secondo gli  ipocriti canoni intellettualistici della sua epoca (e della nostra); ma non con “pesantezza”, bensì nella maniera più semplice e - non casualmente - “naturale”, ed un’abilità incredibile nel coniugare la maestosità della  mitologia per farla comprendere a ragazzi  ed adulti non sempre molto acculturati (i “piccoli”  evangelici?), tanto da far appassionare generazioni  e generazioni  apparentemente differenti e lontane, non certo soltanto geograficamente. Un tema di accesa discussione letteraria e non solo, era infatti  per Tolkien e gli Inklings – suoi fedeli amici, il nesso fra ragione e mito, verità e invenzione artistica. Tolkien chiariva che tentava di spiegare i misteri del mondo mediante  racconti. Ed è quel che, con “cronache”  reali e fantastiche a un tempo, ha fatto. Risalta perciò il carattere naturaliter christiano del legendarium (denominazione  prescelta da Tolkien) e l’attenzione ad un aspetto intrecciato a tutto il  complesso ciclo  “Terra di Mezzo”:  l’illustrazione dell’eucatastrofe, la consolazione del  lieto fine, affine (di nuovo) alla “Buona Novella” evangelica. Senza trascurare un risvolto attualissimo, il sentimento pervadente di malinconica  precarietà, che sempre caratterizza  i tempi di transizione, facendoci  così “sentire” i racconti molto più che fantasy, fiabe o romanzi (anche se lo sono certo, ma sicuramente “non solo”) e che è una delle  potenti motivazioni    della  “non politicamente corretta” popolarità di una fantasia più che mai “post-moderna”.

 

Fonte: 

Il Crotonese. 2-4 Marzo N.17

Anno: 

2004