29 April 2024

Il passato restituisce dignità
Dalla conoscenza della storia la comprensione dell’oggi

E’ impressionante l’operosità e l’aggressività con cui la D’Ettoris Editori si è affacciata sul mercato librario regionale e nazionale: tre titoli dall’anno di nascita (2004) tra i quali gli ultimi due (“Il brigantaggio postunitario. Il Mezzogiorno fra resistenza e reazione” e “La Sila di Calabria fra riformismo borbonico e rivoluzione liberale”) nati a distanza di soli due mesi dall’uscita della biografia del beato Carlo d’Asburgo, già alla terza ristampa. E ci sono poi altre cinque pubblicazioni alle velette: “Momenti di vita castiglionese” di Armando Greco; “Paesi di Calabria”, a cura di Salvatore D’Ettoris; “Magna Europa” (primo seminario di studi della Fondazione), a cura di Giovanni Cantoni; e infine, “Eva,Venere e Minerva”e “I luoghi della mente”, della rumena Nicoletta Hristudurescu. Tanta vivacità, amplificata anche dagli appuntamenti come quello dei giorni scorsi presso la libreria Mondadori, in cui sono stati presentati a un numeroso pubblico i due agili libri in brochure (pp. 145 e147  al prezzo unitario di euro 15) di Pappalardo, non può che giovare alla crescita culturale della provincia crotonese da anni alle prse con un rinnovato sforzo alla ricerca di un’identità originale e di una propia collocazione nel Mediterraneo e in Europa. “La città di Crotone ha finalmente una casa sua editrice- ha esclamato orgogliosamente D’Ettoris padre prima della presentazione che ha fatto una scelta coraggiosa proponendosi con un filone, quello storico letterario e scientifico, specifico e grande qualità”.

Linea ideologica della casa editrice

I due lavori di Pappalardo, accattivanti fin dai titoli evocanti atmosfere magiche e leggendarie in un contesto metastorico, sono stati presentati al pubblico dal direttore della biblioteca “Pier Giorgio Frassati” Antonio D’Ettoris, salutati con entusiasmo dall’assessore regionale alla Forestazione Dionisio Gallo, e tenuti a battesimo da Francesco Saverio Sesti, professore della seconda Università di Roma. La line ideologica della casa editrice D’Ettoris nella scelta delle tesi storiche del Pappalardo sul Mezzogiorno d’Italia è come già nella biografia del beato Carlo d’Asburgo, di Oscar Sanguinetti e Ivo Musajo Somma, quella del recupero del primo dei principi fondamentali della logica:ossia il principio d’identità, per cui A è A e non può essere quel ‘non – A’ (principio di contraddizione) che la dinastia sabauda ha cucito addosso al Regno delle Due Sicilie nel periodo postunitario sradicandone tradizioni, economie, istituzioni giuridiche e sociali, cultura. In tal senso il brigante che infestava le regioni meridionali dopo l’Unita d’Italia, è anche il soldato, generalmente appartenente a piccole compagnie di ventura, e il partigiano che si era opposto con le armi alla rivoluzione del 1789 (pp. 17 18) e alla successiva occupazione del Mezzogiorno da parte delle truppe e della burocrazia sarda. Così come, con l’istituzione del Tenimentum Silae la grande area boschiva diventava demanio della Corona sottoposta ad usi civici (collettivi) che alleggerivano le sperequazioni nel ceto contadino. Esistevano, cioè diritti cosiddetti “consuetudinari” che fungevano da ammortizzatori sociali: come il diritto di legnatico (il diritto di far legna in una proprietà pubblica o privata),il diritto erbatico (il tributo corrisposto al signore feudale per avere il diritto di tagliare l’erba nei pascoli e nei boschi di sua proprietà), la decima sui terreni allodiali messi a cultura ecc.

Disagio sociale postunitario

Con la sparizione della proprietà feudale a partire dal XIX secolo (specie nel periodo murattiano) e la nascita del grande latifondo concentrato nelle mani di poche famiglie, quindi non è che le cose migliorassero per i contadini e il ceto medio agrario del Sud. A proposito di usurpazioni a danno del demanio e di altre malefatte (pp. 74 e ss.), l’autore condiscendendo a quello che scherzosamente D’Ettoris figlio ha definito gossip, si lascia andare al piacere di spifferare nomi e cognomi nostri. Lo stesso aveva fatto Rosario Romeo e John Davis con le loro importanti ricerche sul Regno Borbonico attingendo come adesso il Pappalardo al nutrito archivio di Stato di Napoli. Anche l’assessore Dionisio Gallo che consuetudine rara tra i politici, si è fermato ad ascoltare fino alla fine – ha puntato l’indice contro la rapina a man salva della proprietà silana consolidatasi nel tempo: “Guardate:-ha detto –su 652 ettari di bosco il 10% è patrimonio della Regione, circa un altro 10% è amministrato dagli enti locali, e il rimanente è proprietà privata”. Sottolinea i danni “che ancora oggi scontiamo”,arrecati al patrimonio boschivo del secondo dopoguerra in poi e l’utilità di opere come quella di Pappalardo “che possono darci un segno di come agire nell’immediato futuro”. E riferendosi al brigantaggio “di cui ascoltavo i racconti davanti al focolare paterno” ne ha individuati le cause nel vuoto istituzionale sul territorio e nel disagio sociale postunitario. “Se rimane un vuoto- ha concluso- qualcuno o qualcosa prima o poi lo riempie: per cui il brigantaggio non può essere catalogato tout-court come un fenomeno delinquenziale. E’ un fenomeno complesso ckìhe va approfondito.

La resistenza dei meridionali

Le opre di Pappalardo sono altresì per il prof. Sesti un “flusso di consapevolezza storica” senza la quale non possiamo capire le ragioni profonde della resistenza meridionale a cambiamenti ed “eccessi” operati in un “periodo storico ben determinato”; e in cui paradossalmente, si cantavano parole come libertè, egalitè,fraternitè. Si sofferma a lungo su questioni economiche-giuridiche che da welfare borbonico (proprietà collettiva, usi civici, ecc.) la distruzione dei quali ha cresto le condizioni per una “reazione sociale” (leggi brigantaggio) dei ceti meno abbienti. L’autore, infine, che è nato a Benevento ed è consigliere parlamentare presso il senato delle Repubblica, ha risposto a quanti gli chiedevano “perché proprio la Sila?” con queste chiare parole “perché quello che è successo in Calabria è successo in altre parti d’Italia e d’Europa: il Mezzogiorno non è quindi quell’animale strano che si vuol dipingere”. Le enclosure (la recinzione delle proprietà aperte) sopprimono gliusi civici tanto in Italia “in Catalogna,in Francia, in Inghilterra ed oltre. Uso alternativo che attenuava lo scontro sociale”. E si diffonde nella disamina della nascita del latifondo moderno, l’abbandono delle terre da parte dei fittavoli trasformati in braccianti, le rivolte meridionali che sono per lo più “reazionarie” e chiedono in alcuni casi, il ritorno all’ancien regime, sull’uso di termini come “feudalesimo in funzione propagandistica e come arma politica” in favore della “frantumazione del demanio ecclesiastico e statale e della creazione delle proprietà individuale assoluta” e infine, sul brigantaggio come “forma di reazione popolare che non va giustificata ma capita. A che serve allora rivangare il passato?. “Ricostruire il passato – risponde il Pappalardo – serve a recuperare la propria dignità. Un popolo può ritrovare la sua grandezza solo ritrovando quella dignità…”

Pino Pantisano

Fonte: 

Il Crotonese. 4-7 febbraio 2005 N.9

Anno: 

2005