27 April 2024

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Se mi avessero detto che una smielata storia d’amore con principi e principesse sarebbe stata in grado di suscitare il mio interesse non ci avrei mai creduto.

Il film della Disney Come d’incanto, al quale abbiamo assistito nella sala della biblioteca  inizia come una favola: il solito principe che salva la bella principessa da un odioso troll, i due si innamorano (guarda caso a prima vista) e decidono di sposarsi; insomma, tutto è molto prevedibile. Ma le cose cambiano quando all’improvviso la futura e maligna suocera di Giselle la teletrasporta, insieme al suo scoiattolo, nella vita reale, a New York dove tutto è diverso: c’è povertà, gente nervosa e malviventi; tutte cose che in Andalasia, il mondo della povera Giselle, non esistono. Disorientata, quest’ultima si ritroverà a vagare per la città, ignara di quello che le sta succedendo ed è sola. Con lei c’è il furbo scoiattolo che, pur avendo capito tutto ciò che era stato ordito contro la principessa, non può comunicarglielo perché è pur sempre un animale e nel mondo reale non parla. Proprio questa strana situazione è ciò che rende la storia appassionante ed attuale. L’animaletto peloso farà di tutto per interagire con Giselle e, allo stesso tempo, con la sua intraprendenza riuscirà a fermare più volte Nathaniel, l’antagonista inviato dalla regina per eliminare Giselle. A pensarci bene, è lo scoiattolo il vero protagonista della storia: combatte Nathaniel e la regina, intrattiene in modo divertente gli spettatori e di per sé svolge un ruolo fondamentale nel racconto.

Oltre all’essere divertente, la narrazione contiene un insegnamento molto importante: Giselle dà per scontato che il “vero amore” debba essere per forza tra principe e principessa, perché questo è ciò che le hanno insegnato e che un bacio possa sigillare il suo matrimonio; ma nel mondo reale incontra Robert, suo futuro e definitivo marito il quale, al contrario, crede che il vero amore non esista. Ognuno dei due avrà da imparare dall’altro: capiranno che il vero amore esiste, ma è uno solo e non è facile incontrarlo.

La storia finisce come una vera e propria favola: la regina viene sulla terra per sbarazzarsi definitivamente di Giselle, ma fallisce e muore precipitando da un grattacielo spinta da Giselle, sempre aiutata dallo scoiattolino. Proprio come sarebbe dovuto andare fin dall’inizio, Giselle si sposa, ma non come il principe, con Robert.

E vissero tutti felici e contenti… ma non è finita, c’è di più! Giselle diventerà una stilista di successo, così dal noioso stereotipo della principessa candida si trasforma in donna moderna affermata e realizzata.

Simone Guscimà

I D, Anna Frank

 

 

Guardando il film di animazione Come d’incanto, la prima cosa che ho notato è la ricerca dell’amore vero non solo del personaggio di Giselle, ma di tutti gli altri. Ho notato che l’amore non ha bisogno di grandi cose, ma la sua grandezza la si trova nella semplicità, nelle piccole emozioni. Come dice Papa Francesco «bisogna guardarsi intorno con l’ingenuità di un bambino», poiché i bambini guardano alle cose con semplicità, non con la cattiveria dell’adulto, e nella semplicità colgono la felicità del momento e riescono a trasmetterla. Se i grandi facessero come i bambini il mondo sarebbe migliore.

Nel film, infatti, è proprio la bambina a notare che Giselle non appartiene a quel mondo e ha ragione perché, come tutti noi bambini, crede che esista, lasciando spazio alla fantasia, un mondo parallelo fantastico. Quante volte ci è capitato di incontrare persone che apparentemente ci sembrano strane e che tanti definiscono “pazze”, chissà se sono persone come Giselle, che appartengono ad altri mondi e che noi non capiamo: la vita è un mistero e che come tale va accettata e rispettata.

Nel film il grande Disney associa il reale al fiabesco e anche noi se vogliamo possiamo dare alla nostra vita un lieto fine come nelle fiabe.

Giorgia Fiumanò

 I D, Anna Frank