27 April 2024

II A, "I.C. V. Alfieri"

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“The Giver, il mondo di Jonas” è un film di fantascienza uscito nei cinema l’11 settembre del 2014; le coincidenze con il crollo delle twin towers dell’11 settembre del 2001 può essere visto come il messaggio, dato dal regista, di rappresentare una realtà postmoderna dell’umanità a seguito di eventi catastrofici.

Il romanzo di Louis Lowry è stato magistralmente sviluppato dal regista Philip Noyce, il quale è stato capace di realizzare un film veramente bello, che si guarda restando incollati alla sedia.

Tanti sono gli spunti di riflessione e i messaggi che il film riesce a trasmettere, il primo: la vita è una cosa meravigliosa.

Si capisce l’importanza dei sentimenti solo quando, per un attimo, si prova a vivere senza di essi.

Il film riesce a trasmettere questo messaggio: in una società nella quale, per controllare e sottomettere la comunità, le emozioni sono anestetizzate, basta aprire uno spiraglio nel cuore di un solo soggetto (Jonas), per scoprire la bellezza che è nascosta nella vita di tutti i giorni.

Il film mi fa capire che una vita senza amore, gioie, piaceri, incertezze, dolore, e senza storia è una vita insignificante, e io capisco questo quando per un attimo provo a vivere senza questi sentimenti ed emozioni.

Anche il dolore risulta avere un’ importanza fondamentale; la paura di provare dolore, o provocare ad altri dolore o morte, mi fa essere diverso.

Il film mi fa capire la differenza tra un uomo e la macchina.

Un altro messaggio profondo che trasmette è l’importanza della storia e delle memorie nella nostra vita. Jonas, il protagonista nelle cerimonie, viene insignito del compito di custodire le memorie dell’umanità. Egli dovrà ricevere le memorie del donatore, questo lo conduce a provare sulla propria pelle sensazioni belle e brutte, che nessun altro membro della comunità potrà conoscere .

Il film mi fa capire che un individuo o un popolo, o l’intera umanità, senza le proprie storie non è nulla. Ognuno di noi è il frutto di quello che ha vissuto sino a quel momento.

Il film ci fa riflettere inoltre sul messaggio di libertà individuale: una società nella quale qualcun altro sceglie per te la casa, la famiglia, il lavoro, la moglie o  il marito, sembra sia una società “perfetta”, dove tutto è programmato e funzionante nei minimi particolari, ma ci si accorge invece, che la libertà nelle scelte vale molto di più in termini di qualità della vita. La programmazione e l’omologazione delle scelte si contrappongono all’incertezza e all’imprevedibilità, che deriva dalla libertà individuale; questo rende la vita unica e irripetibile, che vale la pena di essere vissuta nel bene come nel male.

L’ultimo messaggio che ho recepito è il coraggio di osare. Nel film l’autore è consapevole che se si supera il limite, mai valicato da nessuno, si ridà alla comunità l’umanità perduta.

Il protagonista, sfidando le avversità, e le guardie che lo vogliono arrestare per impedirgli di compiere il passaggio oltre le soglie del mondo sconosciuto, compie un atto eroico e altruistico, nel momento in cui oltrepassa il confine dei propri limiti, si diffonde l’onda dei ricordi e delle emozioni; ritornano alle memorie le gioie, i dolori, l’amore, l’innocenza, la tristezza, abbattendo i muri dell’omologazione e del sonno, nel quale si giaceva.

Il coraggio di osare e di andare oltre i propri limiti, per il bene degli altri, è un messaggio straordinario, questo rende la nostra vita piena, e ancora una volta, meravigliosa.

Francesca Gravina

  II A I. C. M. G. Cutuli