29 March 2024

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Quella contro i curdi può essere definita una persecuzione silenziosa, nascosta  agli occhi del mondo, ai danni di un popolo che attende risposte da troppo tempo su un diritto che spesso ignoriamo: avere uno stato. Il Kurdistan, o terra dei curdi, è una vasta regione posta nel cuore del medio-oriente fra Iran, Iraq, Siria e Turchia, proclamata stato indipendente al termine della Seconda Guerra Mondiale ma che, di fatto, oggi, non esiste, il suo nome non é scritto su alcuna cartina geografica né possiede un governo proprio. E' una "terra promessa" contesa e spartita fra quattro stati che da decenni continuano ad eliminare ogni traccia curda: in Turchia interi villaggi sono stati rasi al suolo e gli abitanti privati di ogni diritto, in Iraq il regime di  Saddam Hussein ha fatto uso di armi chimiche contro un numero incalcolabile di curdi e solo in Iran questa etnia oppressa sembra trovare un punto d'incontro con il governo, riuscendo persino ad ottenere una regione autonoma non  ancora del tutto indipendente. ora più che mai la lotta curda è resa complessa dalla minaccia dell'Isis, lo stato islamico che avanza senza sosta verso l'Occidente e contro il quale i curdi difendono le proprie città. Non è un caso che il terreno su cui poggia il Kurdistan sia ricco di petrolio e, come spesso accade, gli interessi economici hanno finito per calpestare i diritti umani. “Amnesty International” denuncia l’uso della tortura e di processi iniqui, ma non si agisce solo per mezzo di genocidi o stermini, poiché l’intento di questi paesi non è decimare il popolo curdo, ma cancellarne la cultura e le tradizioni. La Turchia è un esempio di politica che non accetta le diversità culturali e le ritiene un pericolo per l’unità politica: la sua costituzione proibisce  ai curdi l’uso della propria lingua e il permesso di dare nomi curdi ai figli, così come il poter accedere al Parlamento. Numerosi movimenti sono sorti per risolvere la questione, alcuni anche disposti ad intervenire con mezzi militari, ma coloro che sono stati eletti e avevano legittimamente diritto a partecipare al governo sono stati arrestati per aver parlato il proprio dialetto, rendendo illegale ogni partito curdo. Così facendo la Turchia ha tolto la libertà di espressione a un popolo a cui nessuno sembra dare ascolto, celando una vicenda che nulla ha di nuovo, mostrando ancora una volta la brutalità dell’uomo e l’indifferenza di chi, pur avendone il potere, non agisce. Oggi i libri di storia ci rivelano la persecuzione armena avvenuta tra il 1915 e il 1918 in Turchia, ma il governo nega la sua esistenza nonostante le prove schiaccianti.  Forse fra un secolo anche quella curda verrà alla luce, quando però sarà troppo tardi per rimediare e i colpevoli resteranno impuniti. Il passato lo insegna; cambiano le epoche ma l’uomo no.

Davide Pirillo

Liceo scientifico “Filolao”

Crotone, anno 2015